martedì 10 novembre 2020

Lettera aperta al Presidente della Repubblica - #Covid19, Libertà e Diritti degli anziani

Limitazioni forzose delle libertà personali degli anziani e diritto di ciascun cittadino alle cure

di Iole Natoli

 


 

 

Egregio Presidente Mattarella,

consapevoli della sua attenzione al clima sociale e della sua conoscenza specialistica della nostra Costituzione e delle leggi, avvertiamo il desiderio di esprimerle il nostro allarme per talune proposte su possibili limitazioni forzate delle libertà personali degli anziani, dunque solo di una “categoria” di cittadini, che cozzano coi diritti garantiti a tutti dalla nostra Carta Costituzionale.

Peraltro, oggi non si tratta più di discussioni più o meno da diporto o di tweet offensivi e infelici, no. Si è cominciato con iniziative in tal senso, di cui noi non intravediamo la legittimità e che di conseguenza ci preoccupano.

Ci riferiamo in particolare all’Ordinanza n. 270 del 3 novembre emanata dalla Sindaca del Comune di Volturara Irpina (Av), con la quale si impongono restrizioni esclusive “a tutte le persone di età superiore ai 70 anni o affette da patologie croniche”. Il fatto che alcune o tutte le restrizioni ivi elencate possano eventualmente corrispondere a quelle che il Governo o le Regioni – e, supponiamo, perfino i Comuni – hanno facoltà di disporre per TUTTI i cittadini non cancella la natura della nostra “perplessità” al riguardo, in quanto la limitazione a una categoria (oltretutto grossolanamente individuata, per i motivi che risulteranno evidenti più avanti) ci sembra possa configurarsi come discriminazione, inaccettabile nonché dannosa per la categoria suddetta.

Signor Presidente, noi non siamo costituzionalisti, ne consegue che potremmo sbagliarci; tuttavia alcune osservazioni, espresse da soggetti che invece lo sono, supportano autorevolmente la nostra percezione di incostituzionalità di provvedimenti restrittivi settoriali.
Un parere ci è parso particolarmente chiaro, quello del Prof. Vladimiro Zagrebelsky - ex giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo – di cui abbiamo appreso da un articolo su “
La Stampa” del 14 aprile 2020.
Scrive il «Prof. Zagrebelsky: «Ogni scelta che faranno le autorità pubbliche dovrà rispondere a criteri di ragionevolezza e proporzione, considerando che le libertà dei cittadini possono essere ristrette nella sola misura del necessario. Limitazioni irragionevoli o esorbitanti si tradurrebbero in abusi discriminatori, inammissibili nel regime delle garanzie liberali disegnato dalla Costituzione».
Ancora: «Secondo la Costituzione, la legge può limitare la libertà di circolazione per motivi di sanità. Ma si tratta della sanità pubblica, messa a rischio dalla circolazione delle persone.  Invece ora si vorrebbe imporre a un gruppo di persone un comportamento prudente per se stesse, non rispetto alla sanità pubblica. Si faccia invece opera di informazione sui rischi, si offra a chi ne ha bisogno opportunità di sostegno, come si fa consigliando agli anziani il vaccino antinfluenzale. Ma non si violi la libertà di cittadini adulti, capaci di scegliere per sé cosa fare e cosa rischiare (magari sentendo il proprio medico)».

Ora, chi suggerisce di applicare misure restrittive di tipo selettivo motiva tale proposta discriminatoria basandosi sulla maggiore mortalità per Covid-19 riscontrata nei soggetti anziani.
È un taglio argomentativo già contestabile a prescindere dall’eccezione di costituzionalità sollevata, perché la maggiore gravità del decorso infettivo accompagnata da una maggiore mortalità non è stata riscontrata nell’intero universo degli anziani ma solo in quello assai più ristretto degli anziani-con-serie-patologie-pregresse. Siamo dunque in presenza di un caso manifesto di individuazione gravemente approssimata di un universo a cui si vorrebbero applicare restrizioni, per noi illegittime su tutta la linea.

Riportiamo qui alcuni brani inseriti - come quelli del Prof. Zagrebelsky - nella Petizione#Covid19 e restrizioni selettive. I diritti costituzionali degli anziani”, che ha raggiunto oggi 26.021 firme e che è già stata portata a conoscenza del Presidente del Consiglio e di vari componenti del Governo e del Cts.

In data 15 aprile 2020, così scriveva su La Stampa Giuseppe Salvaggiulo: “Enrico Bucci, professore di biologia all' università Temple di Philadelphia, è contrario perché la probabilità di infettarsi non dipende dall' età, ma da fattori come «professione, densità di popolazione del luogo di residenza, abitudini sociali».
Nello stesso periodo,
come riportato da un articolo del 15 aprile 2020, Raffaele Antonelli Incalzi, presidente della Società italiana di gerontologia, invitava a «valutare con equilibrio gli effetti fisici e psichici che la quarantena sta già producendo sugli over. Se sono in buona salute, hanno un profilo di rischio inferiore a quello di un cinquantenne fumatore». 

Particolarmente esplicite ci sono apparse poi le parole del Prof. Roberto Bernabei, Geriatra del Policlinico Gemelli di Roma nonché membro del CTS, che intervistato il 5 novembre da Corrado Formigli a Piazza Pulita (nel video da 1:08:04/34 a 1:09:29) così diceva. «Stare a casa ammazza come il virus. Stare a casa ti fa diminuire i muscoli, la massa magra, si chiama sindrome da allettamento, sindrome da non movimento, che è letale, perché esser vecchi vuol dire esser senza muscoli, se lei glieli toglie - non sto parlando nemmeno dei fatti psicologici che possiamo immaginarci, ci riempiamo la bocca - semplicemente cadono i muscoli e cadi morto perché non ci hai più l’alimento, la benzina della tua vita di tutti i giorni».

Per parte nostra, proponiamo alcune riflessioni:
1 -  va tenuta nel dovuto conto la relazione tra disturbi dell’apparato muscolo scheletrico e l’assenza di movimento negli anziani, ai quali l’attività fisica viene consigliata anche per contrastare l’osteoporosi e il rischio di fratture (
Humanitas);
2 - va tenuta nel debito conto la relazione, indicata anche su varie pagine del sito sulla salute del Governo italiano (
qui, qui e qui) tra ridotta attività fisica e insorgenza di diverse patologie che colpiscono in maggioranza gli anziani. Tra le prevalenti troviamo l’Alzheimer;
3 - gli anziani non contagiano più degli altri soggetti e pertanto la popolazione anziana non pone a rischio la salute pubblica più della popolazione rimanente. I maggiori diffusori del virus (oltre a quei positivi consapevoli che violano le misure di precauzione previste) sono i soggetti asintomatici, che sono più frequenti tra i giovani. A tal proposito abbiamo appreso da un’intervista al Prof. Remuzzi del Mario Negri di Milano - Piazza Pulita
puntata del 29.10 - che una recente ricerca spagnola in via di pubblicazione avrebbe individuato nei giovani tra i 20 e i 29 anni i soggetti con più alta carica virale, ovvero, tradotto in linguaggio meno schermato, i soggetti che determinano la massima diffusione del contagio. Bene, quanto appare ragionevole – al di là, ripetiamo, dell’eccezione di costituzionalità – che si rinserrino in casa coloro che il contagio lo subiscono e non coloro che lo propagano?

Ciò che ha determinato quest’improvvisa passione per gli anziani, di cui la nostra società ha sempre mostrato di disinteressarsi ampiamente, è l’evidenza che l’infezione da Covid19 in forma grave colpisce soprattutto questa “classe” di persone, che il decorso della malattia è particolarmente lungo, che la lunga permanenza nei settori dedicati degli ospedali rischia di mandare nuovamente in tilt i reparti di terapie intensive.
Detto diversamente, l’incapacità dei governanti succedutisi negli anni di salvaguardare il sistema sanitario pubblico, la loro smania di decimarne a colpi di machete l’efficienza con la riduzione selvaggia anche del personale specializzato, oggi drammaticamente necessario, fa sì che si voglia “rimediare” con una buona dose di ipocrisia danneggiando tutta la popolazione anziana, anche quella che, prendendo spontaneamente tutte le precauzioni necessarie, di Covid19 non si infetta e dunque in ospedale non ci va.

Questo benché poco si sia voluto o saputo fare per arginare a monte la reale diffusione del contagio applicando a tappeto le sanzioni previste per le varie forme di inadempienza.
Che l’incapacità di trovare soluzioni appropriate possa generare iniziative discriminatorie, dopo gli assembramenti festaioli da allegre brigate che abbiamo visto in diverse città e in alcune località sciistiche, suona oltretutto come beffa. Perché, infatti, la situazione si è aggravata e a opera di chi?
Il Prof. Pesenti della clinica Mangiagalli di Milano, intervistato per la trasmissione “Oggi è un altro giorno” del 2 novembre (
1:29:32 del video) sulla questione età e sul lasciare a casa gli anziani, così risponde: “Mah, non mi sembra che gli anziani si infettino andando al bar a bere gli aperitivi con gli amici o con le fidanzate, se però è così allora lasciamoli a casa!”.

Si vuole con questo concludere che la necessità di non intasare i posti di terapia intensiva da Covid19 e quelli di terapia intensiva in generale non sia OGGI un’esigenza primaria da fronteggiare con la massima urgenza?
No, non è questo ciò che noi qui sosteniamo. Al contrario, riteniamo che OGGI, vista l’urgenza, occorre che si accorci il più possibile la permanenza di TUTTI i malati di Covid19 negli ospedali e che si provveda con tempestività (già tardiva) a reperire strutture protette alternative dove curare i malati in fase decrescente, che abbisognano, sì, delle cure ma non di quelle che solo gli strumenti specifici delle terapie intensive consentono.
È già stato fatto, sia pure parzialmente, a Roma col reperimento di una o più strutture alberghiere; non sappiamo se sia stato realizzato anche in altre parti d’Italia. Lo si faccia in maniera massiccia, garantendo anche il massimo CONTROLLO di tali strutture affinché non si trasformino in ghetti abbandonati a se stessi, e si eviterà non soltanto di portare al collasso, come già sta accadendo, i reparti ospedalieri e il personale sanitario ma altresì di CANDIDARE ALLA MORTE gli anziani,
come ad esempio risulta stia facendo la Svizzera e come da alcune testimonianze ascoltate in Tv parrebbe sia avvenuto anche in Italia, per scelte inammissibili sul piano costituzionale e morale, in un Paese che spera di potersi ancora definire un “civile” Stato di diritto.

RingraziandoLa per l’attenzione che vorrà dedicarci, Le esprimiamo la nostra fiducia e i nostri deferenti saluti.

Iole Natoli - giornalista pubblicista

Milano, 10.11.2020

Aderiscono fin d’ora alla Lettera:

Maria Massardi

Maria Letizia Maggio

Pasquale Venafro

Daria Gonzatti

Maria Milani

Caterina Venza

 

Aderiscono alla Lettera dopo l'invio postale al Presidente:

Marinelli Nazzareno

Gaetano Maria Ferri 

Ekaterina Menchetti 

Valentina Talamonti 

Ambra Leoncini 

Anna Maria Gobbetti - Milano 

Renata Del Sal - Monfalcone 

 

lunedì 12 ottobre 2020

Lettera aperta al Governo - INCOLUMITÀ dei PEDONI e RESPONSABILITÀ delle ISTITUZIONI - Servono TARGHE a MONOPATTINI e BICI


Per il DIRITTO ALL’INCOLUMITÀ DEI PEDONI, TARGHE A MONOPATTINI E BICI
Iole Natoli

 


 

 

LETTERA APERTA

Al Presidente del Consiglio,
alla Ministra delle Infrastrutture
e dei Trasporti,
al Ministro per gli Affari Regionali
e le Autonomie
e ai Presidenti di tutte le Regioni

 

SALVAGUARDARE L’INCOLUMITÀ DEI PEDONI CON TARGHE A MONOPATTINI E BICI, ai sensi degli artt. 2 Cost., 575 c.p., 582 c.p., 2043 c.c.

Egregio Presidente del Consiglio, Egregia Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Egregio Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie,

Da tempo i PEDONI sono stati forzosamente SFRATTATI dai MarciaPIEDI, che si sono tramutati in MarciaRUOTE su cui i conducenti abusivi di veicoli a due ruote, motorizzati o meno, tollerano a malapena che qualcuno osi ancora camminare sui propri piedi.

L’invasione massiccia di Monopattinisti e Ciclisti degli spazi riservati ai Pedoni non ha solamente come effetto la fine dell’idea di passeggiata, costituendo pertanto una limitazione del tutto arbitraria della libertà dei singolise quando cammini devi stare sempre all’erta, guardando avanti, a destra, a sinistra e anche dietro mentre fai un passo, ti viene voglia di startene a casa –, ma costituisce anche un serio pericolo per l’incolumità personale e pubblica che lo Stato ha il DOVERE di sventare.

Per semplificare, alcune domande: come pensate che il cittadino investito da un monopattinista o da un ciclista che transita su un marciapiedi e che, così facendo, “cagiona” all’investito “un danno ingiustopossa ricorrere a un tribunale civile, per ottenere che “colui che ha commesso il fatto” sia obbligato “a risarcire il danno” (2043 c.c.)? Come fa l’investito o un testimone a identificare un investitore, interessato - al 90% delle probabilità - a fuggire? Come può un qualsiasi Governo o Parlamento permettere che l'abuso si verifichi? Non sorge ai suoi componenti il sospetto di divenire, per inerzia operativa, corresponsabili del possibile danno, di natura penale e civile?

Si vuole proprio che le pene previste dall’art. 582 c.p. per chi procura lesioni siano inapplicabili? Beh, al momento nelle situazioni in oggetto lo sono per la mancanza di riconoscibilità dei veicoli di cui qui si sta trattando. Non basta appellarsi alla “buona educazione” e al “buonsenso”, come non basta a evitare altro genere di reati.
Cosa può e deve fare, dunque, nell’immediato un Governo o un Parlamento che sia appena responsabile?

In primo luogo, istituire le targhe per TUTTI i veicoli a due ruote che attualmente ne sono sprovvisti (dunque per monopattini e per bici), affinché i cittadini possano identificare a vista coloro che, contravvenendo alle regole, li pongono a rischio e possano eventualmente fotografarli e segnalarli con documentazione specifica a un Tribunale, in caso di danno, o alla Polizia Locale, che, benché piaccia considerarla onnipotente e onnipresente, da sola non riuscirà mai a fronteggiare il fenomeno, data la diffusione macroscopica degli abusi e il limitato numero di agenti effettivamente preposti al servizio.

 Poi, acquisterà un senso la decisione di ricavare nuove piste ciclabili sulle strade e persino sui marciapiedi più larghi delle diverse città, purché sempre delimitate da un cordolo, per garantire la non invasione delle zone riservate agli automezzi o ai pedoni da parte di monopattinisti e ciclisti in vena di sottrarsi al prevedibile affollamento di tali piste. Le autorità locali competenti potranno anche, se credono, mettere a soqquadro la pavimentazione di molte strade urbane per adattarle ai veicoli a due ruote, ma tutto ciò non esime Governo e/o Parlamento dall’emanare il provvedimento che si chiede: l’identificabilità di TUTTI I VEICOLI, eventualmente anche con le ali, mediante targhe. Ovviamente ciò richiederà l'istituzione di un Registro - che esiste già in altri Paesi (e quand'anche così non fosse, sarebbe il caso di essere i primi, una volta tanto, in qualcosa!) - ma riteniamo che l'Italia ne sia ampiamente capace e che non collasserà per questo.

La targa non servirebbe solo per una sanzione post- infrazione, ma sarebbe anche un mezzo dissuasivo utile a contenere realmente il fenomeno, che non è solo l’invasione dei marciapiedi ma anche la guida spericolata su strada, come attestano i numerosi incidenti che provocano nelle autorità preposte solo o quasi l’idea minimale dell’obbligo del casco.

L’impunità garantita è il primo indice di incremento dei reati. Lo è anche di tali infrazioni, che si trasformano inevitabilmente in reati, in caso di seri danni o di morte della persona.

 


Ciò che unitamente ad altri Vi chiedo non contrasta col fatto che per gli utenti delle due ruote non sia prevista una patente di guida. La responsabilità individuale, infatti, non viene cancellata dall’assenza di uno specifico permesso. Non è nemmeno in contrasto con la giovane età di alcuni utenti. Di qualsiasi infrazione commessa da un minore, che si ritiene non possa risponderne personalmente, rispondono i suoi legali rappresentanti, ovvero i genitori.

In calce, rif. a una Lettera aperta (1) inviata esattamente tre mesi addietro a questo Governo.

Distintamente,

Iole Natoli
Giornalista

Milano, 12/10/2020

(1)  http://bricioledipolitica.blogspot.com/2020/07/targhe-per-bici-e-monopattini-lettera.html

 

 

venerdì 17 luglio 2020

MODULI E DOCUMENTI PERSONALI DEI MINORI / LETTERA APERTA alle Ministre Lamorgese, Bonetti e Azzolina e al Dott. Soro, Garante per la Privacy

PADRE, MADRE, GENITORE… et similia
 di Iole Natoli
Egregie Ministre Lamorgese, Bonetti e Azzolina ed Egregio Presidente Soro,
buongiorno.
Ringrazio già in apertura per l’attenzione che vorrete dedicare a questa lettera, ritenendo di poter contare su un vostro cortese esame dei concetti qui espressi e della proposta in essa contenuta, che differisce dalle richieste avanzate in proposito dall’on. Cirinnà.
La presenza delle parole “padre” e “madre” o “genitore 1 e 2”, sui moduli e documenti che accompagnano la vita dei bambini, ha suscitato anni fa discussioni anche accese, per le più svariate motivazioni.
Il fatto che prima delle disposizioni varate dall’allora Ministro Salvini si fosse optato per quel “genitore e genitore”, numerato o meno, non significa automaticamente che quella sia stata la migliore delle soluzioni che già in precedenza sarebbe stato possibile adottare.

martedì 7 luglio 2020

TARGHE per BICI e MONOPATTINI / LETTERA APERTA PER IL GOVERNO

TOGLIERESTE le TARGHE alle AUTOMOBILI se soltanto DIVENTASSERO ELETTRICHE?
 di Iole Natoli


Egregio Presidente del Consiglio, Egregia Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti,

venerdì 1 maggio 2020

#Covid19 e #Mascherine – LETTERA APERTA ai Comitati scientifici e decisionali

 
#COVID19 e #MASCHERINE-SÌ-NO-NI
LIBERO ARBITRIO E ASSENZA DI CHIAREZZA
 di Iole Natoli

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1ª Petizione

QUANTO NUOCCIONO AL FRENO DEL CONTAGIO LE COSIDDETTE "MASCHERINE EGOISTE"?
Ai Comitati scientifici che intrattengono relazioni privilegiate ma a distanza di sicurezza con il Covid19 e alle autorità -centrali, regionali, comunali, commissariali, segretariali, nazionali, sovranazionali e quant’altro- che si basano sulle loro indicazioni

martedì 28 aprile 2020

#COVID19 – CHI S’INFETTA, CHI MUORE E PERCHÉ

 
#COVID19 - VALUTAZIONI E  CRITERI SCIENTIFICI
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di Iole Natoli

#Covid19
Sembra al momento superata la pretesa di confinare alcune categorie di soggetti nelle case, per contenere la diffusione del contagio. Al momento, però. Cosa accadrebbe infatti se, dopo la riapertura perziale della fase 2, salissero vertiginosamente un’altra volta le colonnine dei contagiati, ricoverati e deceduti, che siamo ormai allenati a intercettare sui nostri schermi televisivi, con una qualche comprensibile ansia? Quali sarebbero i provvedimenti a cui si farebbe, presumibilmente ricorso?

domenica 26 aprile 2020

#Covid19 - VOGLIAMO UNA PROTEZIONE EFFICACE E CONCRETA PER TUTTI

MASCHERINA "EGOISTA", non ESPIRARMI  IN FACCIA, per favore!

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di Iole Natoli 
PETIZIONE sul tema
«Appena la curva epidemica tornerà a salire, Regioni e governo prenderanno provvedimenti di contenimento» (link)

domenica 19 aprile 2020

#COVID19 E CONFINAMENTI - MISURE SCARSAMENTE SARTORIALI PER FASCE D'ETÀ

  


“SEQUESTRARE”
GLI ANZIANI? 
NO, GRAZIE!
di Iole Natoli


La Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, con una leggiadria pari e contraria alla pesantezza della sua esternazione, ha proposto di segregare gli anziani sino alla fine dell’anno.