martedì 28 aprile 2020

#COVID19 – CHI S’INFETTA, CHI MUORE E PERCHÉ

 
#COVID19 - VALUTAZIONI E  CRITERI SCIENTIFICI
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di Iole Natoli

#Covid19
Sembra al momento superata la pretesa di confinare alcune categorie di soggetti nelle case, per contenere la diffusione del contagio. Al momento, però. Cosa accadrebbe infatti se, dopo la riapertura perziale della fase 2, salissero vertiginosamente un’altra volta le colonnine dei contagiati, ricoverati e deceduti, che siamo ormai allenati a intercettare sui nostri schermi televisivi, con una qualche comprensibile ansia? Quali sarebbero i provvedimenti a cui si farebbe, presumibilmente ricorso?

Un nuovo contenimento certamente. Gestito come, però?
Talune considerazioni che continuano a spuntare da più parti ci portano a chiedere quale sia il rigore logico-scientifico in base al quale si sarebbe disposti a tagliare in settori la popolazione, convinti di operare nel migliore dei modi possibili.
Ancora adesso una scienziata italiana residente in Florida, la paziente e comunicativa Ilaria Capua, parla il 28 aprile a Di Martedì di anziani più fragili e di bambini che superano con facilità l’attacco del virus.
Il rischio è che si vogliano estrapolare questi dati, non entrambi ugualmente omogenei, sezionando e stralciando a casaccio i percorsi in base ai quali il contagio ha operato.
Se stessimo trattando di oggetti e non di persone, probabilmente la strategia sarebbe di facile individuazione. Qui però abbiamo a che fare con soggetti umani, TUTTI ugualmente detentori di diritti alla salute e alle libertà individuali.
Cominciamo col dire che se esistesse un GRUPPO X che annovera un maggior numero di decorsi gravi e di decessi e un GRUPPO B che viceversa ne annovera quantitativi significativamente inferiori, ciò non implicherebbe automaticamente che contenere il Gruppo X e non anche il GRUPPO B sia da considerare un percorso ragionevole per bloccare il contagio.

La diffusione del contagio nelle RSA, luoghi che rappresentano il caso limite della mortalità per Covid19, dimostra come tutti quei decessi siano avvenuti per contagi che non sono sbocciati per fioritura spontanea tra i ricoverati, ma veicolati dall’esterno da visitatori o personale sanitario infetto, ovvero da una categoria costituita massimamente da non anziani, da soggetti giovani e adulti che rispetto agli anziani, ricoverati e non, hanno maggiori contatti interpersonali per incontri e raduni più frequenti. In altri termini, non è la vecchiaia in sé a produrre la morte dei vecchi. Ora, se gli anziani – peraltro non tutti, ma quelli con malattie pregresse – sono di fatto le vittime, mentre i non anziani sono sia pure involontariamente i portatori di morte, appare quanto meno curioso che a finire “al confino”, di non antica memoria, debbano essere le probabili vittime e che possano invece essere lasciati scorrazzare coloro che la contagiosità e la mortalità altrui se le portano addosso.
Si è anche visto che non tutti gli anziani sono ugualmente a rischio, come non tutti i giovani o bambini non lo sono. In pratica, se categoria dovesse esserci - a livello puramente logico e non automaticamente operativo – occorrerebbe adottare il criterio delle malattie pregresse, che sicuramente troveremmo maggiormente diffuse tra i soggetti oltre una certa età.
Anche questo però è insufficiente.
La nostra, anche se ormai emigrata, Ilaria Capua nel corso della trasmissione citata ha anche detto che le donne sono meno esposte ai decorsi gravi dell’infezione. Altri avevano detto in precedenza che, su 10 decessi, in 2 casi si tratta di donne e in 8 di uomini. Allora mi chiedo: ma se si afferma contemporaneamente che le persone anziane sono le più a rischio e altresì che le donne sono i soggetti meno a rischio di tutti, come mai non si prevede di valutare la differenza di rischio tra anzian"I" e anzian"E"?
Oh, perbacco, ma come discriminare tra uomini e donne? Siamo tutti uguali!
Giusto. È però altrettanto giusto che non si possa discriminare tra anziani e non anziani, che non si possa discriminare in generale, che quanto detto in materia di diritti costituzionali da Vladimiro Zagrebelsky, da Sabino Cassese ed esposto più modestamente da me in una petizione sia ricordato, anzi sia tenuto presente in via preventiva da chi, in una temibile seconda ondata, si troverebbe a dover assumere sgradevoli decisioni prescrittive nel nome dell’intera popolazione italiana
Milano, 29 Aprile 2020
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