Egregio Presidente
Mattarella,
consapevoli della sua
attenzione al clima sociale e della sua conoscenza specialistica della
nostra Costituzione e delle leggi, avvertiamo il desiderio di esprimerle il
nostro allarme per talune proposte su possibili limitazioni forzate delle
libertà personali degli anziani, dunque solo di una “categoria” di
cittadini, che cozzano coi diritti garantiti a tutti dalla nostra Carta
Costituzionale.
Peraltro, oggi non si
tratta più di discussioni più o meno da diporto o di tweet offensivi e
infelici, no. Si è cominciato con iniziative in tal senso, di cui noi non
intravediamo la legittimità e che di conseguenza ci preoccupano.
Ci riferiamo in
particolare all’Ordinanza
n. 270 del 3 novembre emanata dalla Sindaca del
Comune di Volturara Irpina (Av), con la quale si impongono restrizioni
esclusive “a tutte le persone di età superiore ai 70 anni o affette da
patologie croniche”. Il fatto che alcune o tutte le restrizioni ivi
elencate possano eventualmente corrispondere a quelle che il Governo o le
Regioni – e, supponiamo, perfino i Comuni – hanno facoltà di disporre per
TUTTI i cittadini non cancella la natura della nostra “perplessità” al
riguardo, in quanto la limitazione a una categoria (oltretutto
grossolanamente individuata, per i motivi che risulteranno evidenti più
avanti) ci sembra possa configurarsi
come discriminazione, inaccettabile nonché dannosa per la categoria
suddetta.
Signor Presidente, noi
non siamo costituzionalisti, ne consegue che potremmo sbagliarci; tuttavia
alcune osservazioni, espresse da soggetti che invece lo sono, supportano
autorevolmente la nostra percezione di incostituzionalità di provvedimenti
restrittivi settoriali.
Un parere ci è parso particolarmente chiaro, quello del Prof. Vladimiro
Zagrebelsky - ex giudice della Corte europea dei diritti dell'uomo – di cui
abbiamo appreso da un articolo su “La
Stampa” del 14 aprile 2020.
Scrive il «Prof. Zagrebelsky: «Ogni scelta che faranno le autorità
pubbliche dovrà rispondere a criteri di ragionevolezza e proporzione,
considerando che le libertà dei cittadini possono essere ristrette nella
sola misura del necessario. Limitazioni irragionevoli o esorbitanti si
tradurrebbero in abusi discriminatori, inammissibili nel regime delle
garanzie liberali disegnato dalla Costituzione».
Ancora: «Secondo la Costituzione, la legge può limitare la libertà di
circolazione per motivi di sanità. Ma si tratta della sanità pubblica,
messa a rischio dalla circolazione delle persone. Invece ora si
vorrebbe imporre a un gruppo di persone un comportamento prudente per se
stesse, non rispetto alla sanità pubblica. Si faccia invece opera di
informazione sui rischi, si offra a chi ne ha bisogno opportunità di
sostegno, come si fa consigliando agli anziani il vaccino antinfluenzale.
Ma non si violi la libertà di cittadini adulti, capaci di scegliere per sé
cosa fare e cosa rischiare (magari sentendo il proprio medico)».
Ora, chi suggerisce di
applicare misure restrittive di tipo selettivo motiva tale proposta discriminatoria
basandosi sulla maggiore mortalità per Covid-19 riscontrata nei soggetti
anziani.
È un taglio argomentativo già contestabile a prescindere dall’eccezione di
costituzionalità sollevata, perché la maggiore gravità del decorso
infettivo accompagnata da una maggiore mortalità non è stata riscontrata
nell’intero universo degli anziani ma solo in quello assai più ristretto
degli anziani-con-serie-patologie-pregresse. Siamo dunque in presenza di
un caso manifesto di individuazione gravemente approssimata di un universo
a cui si vorrebbero applicare restrizioni, per noi illegittime su tutta la
linea.
Riportiamo qui alcuni
brani inseriti - come quelli del Prof. Zagrebelsky - nella Petizione “#Covid19
e restrizioni selettive. I diritti costituzionali degli anziani”, che
ha raggiunto oggi 26.021 firme e che è già stata portata a conoscenza del
Presidente del Consiglio e di vari componenti del Governo e del Cts.
In data 15 aprile 2020, così
scriveva su La Stampa Giuseppe Salvaggiulo: “Enrico Bucci,
professore di biologia all' università Temple di Philadelphia, è contrario
perché la probabilità di infettarsi non dipende dall' età, ma da fattori
come «professione, densità di popolazione del luogo di residenza, abitudini
sociali».
Nello stesso periodo, come
riportato da un articolo del 15 aprile 2020, Raffaele
Antonelli Incalzi, presidente della Società italiana di gerontologia,
invitava a «valutare con equilibrio gli effetti fisici e psichici che la
quarantena sta già producendo sugli over. Se sono in buona salute, hanno un
profilo di rischio inferiore a quello di un cinquantenne fumatore».
Particolarmente
esplicite ci sono apparse poi le parole del Prof. Roberto Bernabei,
Geriatra del Policlinico Gemelli di Roma nonché membro del CTS, che intervistato
il 5 novembre da Corrado Formigli a Piazza Pulita (nel video da 1:08:04/34 a
1:09:29) così diceva. «Stare a casa ammazza come il virus. Stare a casa ti fa
diminuire i muscoli, la massa magra, si chiama sindrome da allettamento,
sindrome da non movimento, che è letale, perché esser vecchi vuol dire
esser senza muscoli, se lei glieli toglie - non sto parlando nemmeno dei
fatti psicologici che possiamo immaginarci, ci riempiamo la bocca -
semplicemente cadono i muscoli e cadi morto perché non ci hai più
l’alimento, la benzina della tua vita di tutti i giorni».
Per parte nostra,
proponiamo alcune riflessioni:
1 - va tenuta nel dovuto conto la relazione tra disturbi
dell’apparato muscolo scheletrico e l’assenza di movimento negli anziani,
ai quali l’attività fisica viene consigliata anche per contrastare
l’osteoporosi e il rischio di fratture (Humanitas);
2 - va tenuta nel debito conto la relazione, indicata anche su varie pagine
del sito sulla salute del Governo italiano (qui, qui e qui) tra
ridotta attività fisica e insorgenza di diverse patologie che colpiscono in
maggioranza gli anziani. Tra le prevalenti troviamo l’Alzheimer;
3 - gli anziani non contagiano più degli altri soggetti e pertanto la
popolazione anziana non pone a rischio la salute pubblica più della
popolazione rimanente. I maggiori diffusori del virus (oltre a quei
positivi consapevoli che violano le misure di precauzione previste) sono i
soggetti asintomatici, che sono più frequenti tra i giovani. A tal
proposito abbiamo appreso da un’intervista al Prof. Remuzzi del
Mario Negri di Milano - Piazza Pulita puntata
del 29.10 - che una recente ricerca spagnola in via di
pubblicazione avrebbe individuato nei giovani tra i 20 e i 29 anni i
soggetti con più alta carica virale, ovvero, tradotto in linguaggio meno
schermato, i soggetti che determinano la massima diffusione del contagio. Bene,
quanto appare ragionevole – al di là, ripetiamo, dell’eccezione di
costituzionalità – che si rinserrino in casa coloro che il contagio lo
subiscono e non coloro che lo propagano?
Ciò che ha determinato
quest’improvvisa passione per gli anziani, di cui la nostra società
ha sempre mostrato di disinteressarsi ampiamente, è l’evidenza che
l’infezione da Covid19 in forma grave colpisce soprattutto questa “classe”
di persone, che il decorso della malattia è particolarmente lungo, che la
lunga permanenza nei settori dedicati degli ospedali rischia di mandare
nuovamente in tilt i reparti di terapie intensive.
Detto diversamente, l’incapacità dei governanti succedutisi negli anni di
salvaguardare il sistema sanitario pubblico, la loro smania di decimarne a
colpi di machete l’efficienza con la riduzione selvaggia anche del
personale specializzato, oggi drammaticamente necessario, fa sì che si
voglia “rimediare” con una buona dose di ipocrisia danneggiando tutta la
popolazione anziana, anche quella che, prendendo spontaneamente tutte
le precauzioni necessarie, di Covid19 non si infetta e dunque in ospedale
non ci va.
Questo benché poco si
sia voluto o saputo fare per arginare a monte la reale diffusione del
contagio applicando a tappeto le sanzioni previste per le varie forme di
inadempienza.
Che l’incapacità di trovare soluzioni appropriate possa generare iniziative
discriminatorie, dopo gli assembramenti festaioli da allegre brigate
che abbiamo visto in diverse città e in alcune località sciistiche, suona
oltretutto come beffa. Perché, infatti, la situazione si è aggravata e
a opera di chi?
Il Prof. Pesenti della clinica Mangiagalli di Milano, intervistato
per la trasmissione “Oggi è un altro giorno” del 2 novembre (1:29:32 del video) sulla questione età e sul lasciare a casa
gli anziani, così risponde: “Mah, non mi sembra che gli anziani si
infettino andando al bar a bere gli aperitivi con gli amici o con le
fidanzate, se però è così allora lasciamoli a casa!”.
Si vuole con questo
concludere che la necessità di non intasare i posti di terapia intensiva da
Covid19 e quelli di terapia intensiva in generale non sia OGGI un’esigenza
primaria da fronteggiare con la massima urgenza?
No, non è questo ciò che noi qui sosteniamo. Al contrario, riteniamo
che OGGI, vista l’urgenza,
occorre che si accorci il più possibile la permanenza di TUTTI i malati di
Covid19 negli ospedali e che si provveda con tempestività (già tardiva) a
reperire strutture protette alternative dove curare i malati in fase
decrescente, che abbisognano, sì, delle cure ma non di quelle che solo gli
strumenti specifici delle terapie intensive consentono.
È già stato fatto, sia pure parzialmente, a Roma col reperimento di una o
più strutture alberghiere; non sappiamo se sia stato realizzato anche in
altre parti d’Italia. Lo si faccia in maniera massiccia, garantendo
anche il massimo CONTROLLO di tali strutture affinché non si
trasformino in ghetti abbandonati a se stessi, e si eviterà non soltanto di
portare al collasso, come già sta accadendo, i reparti ospedalieri e il
personale sanitario ma altresì di CANDIDARE ALLA MORTE gli anziani, come
ad esempio risulta stia facendo la Svizzera e
come da alcune testimonianze ascoltate in Tv parrebbe sia avvenuto anche in
Italia, per scelte inammissibili sul piano costituzionale e morale, in
un Paese che spera di potersi ancora definire un “civile” Stato di diritto.
RingraziandoLa per
l’attenzione che vorrà dedicarci, Le esprimiamo la nostra fiducia e i nostri
deferenti saluti.
Iole Natoli - giornalista
pubblicista
Milano,
10.11.2020
Aderiscono fin d’ora alla Lettera:
Maria Massardi
Maria Letizia Maggio
Pasquale Venafro
Daria Gonzatti
Maria Milani
Caterina Venza Aderiscono alla Lettera dopo l'invio postale al Presidente: Marinelli Nazzareno Gaetano Maria Ferri Ekaterina Menchetti Valentina Talamonti Ambra Leoncini Anna Maria Gobbetti - Milano Renata Del Sal - Monfalcone
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