Per il DIRITTO ALL’INCOLUMITÀ DEI
PEDONI, TARGHE A MONOPATTINI E BICI |
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LETTERA APERTA Al Presidente del
Consiglio,
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SALVAGUARDARE L’INCOLUMITÀ DEI PEDONI CON TARGHE A MONOPATTINI E BICI, ai sensi degli artt. 2 Cost., 575 c.p., 582 c.p., 2043 c.c. Egregio Presidente del Consiglio, Egregia Ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Egregio Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Da tempo i PEDONI sono stati forzosamente SFRATTATI dai MarciaPIEDI, che si sono tramutati in MarciaRUOTE su cui i conducenti abusivi di veicoli a due ruote, motorizzati o meno, tollerano a malapena che qualcuno osi ancora camminare sui propri piedi. L’invasione massiccia di Monopattinisti e Ciclisti degli spazi riservati ai Pedoni non ha solamente come effetto la fine dell’idea di passeggiata, costituendo pertanto una limitazione del tutto arbitraria della libertà dei singoli – se quando cammini devi stare sempre all’erta, guardando avanti, a destra, a sinistra e anche dietro mentre fai un passo, ti viene voglia di startene a casa –, ma costituisce anche un serio pericolo per l’incolumità personale e pubblica che lo Stato ha il DOVERE di sventare. Per semplificare, alcune domande: come pensate che il cittadino investito da un monopattinista o da un ciclista che transita su un marciapiedi e che, così facendo, “cagiona” all’investito “un danno ingiusto” possa ricorrere a un tribunale civile, per ottenere che “colui che ha commesso il fatto” sia obbligato “a risarcire il danno” (2043 c.c.)? Come fa l’investito o un testimone a identificare un investitore, interessato - al 90% delle probabilità - a fuggire? Come può un qualsiasi Governo o Parlamento permettere che l'abuso si verifichi? Non sorge ai suoi componenti il sospetto di divenire, per inerzia operativa, corresponsabili del possibile danno, di natura penale e civile? Si vuole proprio che le pene
previste dall’art. 582 c.p. per chi procura lesioni siano
inapplicabili? Beh, al momento nelle situazioni in oggetto lo sono per la
mancanza di riconoscibilità dei veicoli di cui qui si sta trattando. Non
basta appellarsi alla “buona educazione” e al “buonsenso”, come non basta a
evitare altro genere di reati. In primo luogo, istituire le targhe per TUTTI i veicoli a due ruote che attualmente ne sono sprovvisti (dunque per monopattini e per bici), affinché i cittadini possano identificare a vista coloro che, contravvenendo alle regole, li pongono a rischio e possano eventualmente fotografarli e segnalarli con documentazione specifica a un Tribunale, in caso di danno, o alla Polizia Locale, che, benché piaccia considerarla onnipotente e onnipresente, da sola non riuscirà mai a fronteggiare il fenomeno, data la diffusione macroscopica degli abusi e il limitato numero di agenti effettivamente preposti al servizio. |
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Poi, acquisterà un senso la decisione di ricavare nuove piste ciclabili sulle strade e persino sui marciapiedi più larghi delle diverse città, purché sempre delimitate da un cordolo, per garantire la non invasione delle zone riservate agli automezzi o ai pedoni da parte di monopattinisti e ciclisti in vena di sottrarsi al prevedibile affollamento di tali piste. Le autorità locali competenti potranno anche, se credono, mettere a soqquadro la pavimentazione di molte strade urbane per adattarle ai veicoli a due ruote, ma tutto ciò non esime Governo e/o Parlamento dall’emanare il provvedimento che si chiede: l’identificabilità di TUTTI I VEICOLI, eventualmente anche con le ali, mediante targhe. Ovviamente ciò richiederà l'istituzione di un Registro - che esiste già in altri Paesi (e quand'anche così non fosse, sarebbe il caso di essere i primi, una volta tanto, in qualcosa!) - ma riteniamo che l'Italia ne sia ampiamente capace e che non collasserà per questo. La targa non servirebbe solo per una sanzione post- infrazione, ma sarebbe anche un mezzo dissuasivo utile a contenere realmente il fenomeno, che non è solo l’invasione dei marciapiedi ma anche la guida spericolata su strada, come attestano i numerosi incidenti che provocano nelle autorità preposte solo o quasi l’idea minimale dell’obbligo del casco. L’impunità garantita è il primo indice di incremento dei reati. Lo è anche di tali infrazioni, che si trasformano inevitabilmente in reati, in caso di seri danni o di morte della persona. |
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Ciò che unitamente ad altri Vi chiedo non contrasta col fatto che per gli utenti delle due ruote non sia prevista una patente di guida. La responsabilità individuale, infatti, non viene cancellata dall’assenza di uno specifico permesso. Non è nemmeno in contrasto con la giovane età di alcuni utenti. Di qualsiasi infrazione commessa da un minore, che si ritiene non possa risponderne personalmente, rispondono i suoi legali rappresentanti, ovvero i genitori. In calce, rif. a una Lettera aperta (1) inviata esattamente tre mesi addietro a questo Governo. Distintamente, Iole Natoli Milano, 12/10/2020 (1) http://bricioledipolitica.blogspot.com/2020/07/targhe-per-bici-e-monopattini-lettera.html
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