venerdì 17 luglio 2020

MODULI E DOCUMENTI PERSONALI DEI MINORI / LETTERA APERTA alle Ministre Lamorgese, Bonetti e Azzolina e al Dott. Soro, Garante per la Privacy

PADRE, MADRE, GENITORE… et similia
 di Iole Natoli
Egregie Ministre Lamorgese, Bonetti e Azzolina ed Egregio Presidente Soro,
buongiorno.
Ringrazio già in apertura per l’attenzione che vorrete dedicare a questa lettera, ritenendo di poter contare su un vostro cortese esame dei concetti qui espressi e della proposta in essa contenuta, che differisce dalle richieste avanzate in proposito dall’on. Cirinnà.
La presenza delle parole “padre” e “madre” o “genitore 1 e 2”, sui moduli e documenti che accompagnano la vita dei bambini, ha suscitato anni fa discussioni anche accese, per le più svariate motivazioni.
Il fatto che prima delle disposizioni varate dall’allora Ministro Salvini si fosse optato per quel “genitore e genitore”, numerato o meno, non significa automaticamente che quella sia stata la migliore delle soluzioni che già in precedenza sarebbe stato possibile adottare.

Mi soffermerò maggiormente più avanti sul fatto che tale termine, falsamente neutro, cancella la realtà femminile, cosa che per me e per quelle altre donne che chiedono un linguaggio non sessista riveste non poca importanza.
Pongo invece in primo luogo l’accento su un  aspetto macroscopicamente ignorato, che pure discende esattamente dall’intenzione che starebbe all’origine dell’attuale richiesta di ripristino. Si vorrebbe la non discriminazione dei bambini, che si ritiene possano soffrire nel vedere su un modulo anagrafico o scolastico, sulla carta d’identità personale o su un qualsiasi pezzo di carta visibile al pubblico i sostantivi “madre” e “padre”. Ciò perché non tutti i bambini hanno entrambe queste figure genitoriali nel loro quotidiano, a causa dell’esistenza di famiglie organizzate diversamente, alcune delle quali omosessuali.
Tuttavia, SE si accetta l’idea che un bambino possa sentirsi discriminato dalla constatazione di una diversità al riguardo, allora bisognerà occuparsi della discriminazione che verrebbe avvertita ugualmente da un orfano o da un’orfana, che può avere un padre o una madre soltanto e non tutti e due i genitori, cosicché anche il sostantivo “genitore” sarebbe di per sé un elemento di grave sconvolgimento psichico.
SE si accetta, come già scritto, quel criterio, allora bisognerà considerare ANCHE la ferita che verrebbe o viene effettivamente inferta dall’utilizzo del termine “genitore” (ma anche dei sostantivi padre e madre) a quei bambini orfani di entrambi i genitori e affidati a un tutore o a una tutrice.
Possibile che in passato si sia stati incapaci di riflettere su questa realtà?
Allora, se si vuol modificare l’attuale stato delle cose, si adotti qualcosa di più appropriato, che unifichi TUTTE le situazioni e al tempo stesso non funga da cancellazione dell’identità femminile. Sì, perché questo è ciò che la parola sessista “genitore” fa. Sappiamo bene che il diritto italiano è fortemente intriso di una terminologia tutta al maschile; tra i suoi estensori, infatti, solo da non molto tempo possiamo individuare anche le donne, che peraltro a quel modello si adeguano, facendo della necessità imposta dall’uso un’alquanto improbabile virtù.
“Genitore” NON è un termine neutro. Il neutro esiste nell’estone, nel finlandese e nell'ungherese che sono lingue prive di genere (come specificato nel documento europeo che mi appresto a citare) ma NON nella lingua italiana, in cui esiste casomai la bivalenza, ovvero l’unicità del sostantivo reso maschile o femminile dall’articolo che lo precede.
“Genitore” ha un femminile che è “genitrice”, di conseguenza non è nemmeno bivalente. È invece bivalente la parola “responsabile”.
Il/La Responsabile non lede il sentimento di nessuno e protegge TUTTI i bambini, non i figli delle coppie omosessuali soltanto. Copre tutte le situazioni che è possibile immaginare ed è peraltro più adatto alla funzione.
A quale scopo, infatti, è richiesta l’indicazione d’un adulto di riferimento per un minore? Tanto per curiosare nella sua composizione familiare? Penso proprio di no, credo che serva invece per individuare chi sia la persona che della cura di quel minore risponde, che si tratti di una madre, di un padre, di un nonno o di una nonna a cui sia stato affidato un nipote, di un tutore, o di un angelo custode terreno.
Perché allora non sostituire i vari termini, contestati per ragioni diverse, con la formula bivalente, comprensiva ed asettica di “RESPONSABILE” o di “PERSONA RESPONSABILE” o ancora di "RESPONSABILE FAMILIARE, ponendo fine a TUTTE le discriminazioni (nonché alle infinite diatribe) esistenti?
Nel luglio 2018 il Parlamento europeo, già da tempo impegnato a promuovere l’uguaglianza di genere nel linguaggio burocratico e amministrativo, ha pubblicato il manuale «La neutralità di genere nel linguaggio usato al Parlamento europeo», che contiene linee guida per deputati e funzionari sull'uso di un linguaggio neutro (gender-neutral language) nella comunicazione istituzionale e nella produzione normativa.
A pag. 13 del file, reperibile on line all’indirizzo sotto indicato, tra le “Tecniche redazionali raccomandate per evitare un linguaggio sessista” troviamo elencati alcuni sostantivi “epiceni” (ovvero bivalenti), consigliati nell’uso della lingua italiana. 
A pag. 5, all’interno del brano avente per sottotitolo “Lingue caratterizzate dal genere naturale”, leggiamo: «Per evitare i riferimenti al genere si possono usare termini neutri, ovvero senza connotazione di genere,
che rimandano al concetto di "persona" in generale, senza alcun riferimento a donne o a uomini».
Allora, una domanda.
Perché mai l’Italia dovrebbe distinguersi per l’adozione o la ri-adozione di un falso neutro, quando la sua lingua dispone di termini perfettamente allineati con le raccomandazioni sposate dal Parlamento Europeo e chiaramente espresse nel documento che ho appena citato? Non sarebbe ora che si facesse qualche passo in avanti, invece di procedere a ritroso, come pare che facciano i gamberi?

Porgo i miei migliori saluti,
Iole Natoli
Giornalista
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Nota: la lettera aperta è già stata inviata per Pec o per posta ordinaria alle/ai destinatari.

Rif:
La Neutralità Di Genere Nel Linguaggio Usato Al Parlamento Europeo

https://www.europarl.europa.eu/cmsdata/187102/GNL_Guidelines_IT-original.pdf
Rif:
Linee Guida Per L'Uso Del Genere Nel Linguaggio Amministrativo Del MIUR

https
://www.miur.gov.it/documents/20182/0/Linee_Guida_+per_l_uso_del_genere_nel_linguaggio_amministrativo_del_MIUR_2018.pdf/3c8dfbef-4dfd-475a-8a29-5adc0d7376d8?version=1.0  

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Milano, 17 Luglio 2020
 

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