L’ANSIA del
PRIMO PIANO PERMANENTE |
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Un commentatore – non ricordo più quale - si è dissociato dal parere espresso su Repubblica da Bremmer, secondo cui l’attacco all’Iran ordinato da Trump sarebbe stato dettato dal suo Ego. La contestazione si basa sull’idea che il presidente statunitense in realà non si muoverebbe da solo, ma avrebbe intorno consiglieri politici che nella circostanza attuale lo avrebbero sostenuto nella scelta. L’argomentazione mi sembra debole. Se è vero che Trump agisce di concerto con i suoi consiglieri, allora tali esimi signori avrebbero dovuto sconsigliarlo quando ha basato la sua campagna, nonché il suo primo affacciarsi sulla scena da 47º presidente, sbandierando l’assoluta certezza che avrebbe fatto cessare i conflitti armati nell’arco di 24 ore soltanto. Trump ha un Ego smisurato e non c'è altra motivazione profonda che lo muove. Chi lo ha consigliato e sostenuto ne è stato consapevole sin dall’inizio e lo ha scelto proprio per questa caratteristica che lo rende manovrabile a piacimento. Gli stessi interessi economici di Trump sono subordinati all’aura di grandezza di cui vuole fregiarsi a ogni costo. Essere il primo, il più grande se non addirittura l’unico, almeno quanto a visibilità. C’erano guerre in corso? Allora, per distinguersi e regalarsi una qualche unicità, si è dichiarato in grado di generare immediatamente la pace. Qualcuno aveva già provato a ribattezzare il Golfo del Messico o a includere negli USA il Canada e la Groenlandia? No? Perfetto, lui lo annuncia. Non ha portato la pace né in Ucraina né in Medio Oriente? Allora l’uso di un super bombardiere di primissimo impiego si rivela un promettente veicolo per la sua unicità, cosicché non sapremo mai se Netanyahu ha utilizzato Trump o se Trump ha utilizzato Netanyahu. Del resto cambia poco, a uno così basta lasciar intravedere una VETRINA MONDIALE, un qualche PRIMO PIANO PERMANENTE per ottenere il suo appoggio incondizionato. C’è da aver paura di Trump? Sì, ma solo se, prima che qualcuno del suo
stesso Paese lo rovesci, avrà tempo per qualche altra prodezza. Un primato, d’altra parte, lo ha già. È il presidente più macroscopicamente incostante della storia. “Nessuno sa quel che farò» è la sua cifra. La dichiara, ne è fiero e, per paradosso, del tutto stabilmente la mantiene. Immagine: link pixabay.com/it |
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24 Giugno 2025
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POLITICA / Briciole per Piccioni Viaggiatori
Libere riflessioni asistematiche su questioni e accadimenti politici
lunedì 23 giugno 2025
LA COSTANTE INCOSTANZA DI TRUMP
mercoledì 25 ottobre 2023
Guardare alle radici e alle modalità dei conflitti unico metodo per arginare le guerre
GUTERRES, ISRAELE, LA
PALESTINA, HAMAS, LE MAFIE |
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Gli attacchi a Guterres nascono da una visione parziale del problema. Si può anche ritenere che il rappresentante in capo dell’ONU avrebbe potuto usare parole meno ESPOSTE al fraintendimento, ma alla base del fraintendimento possibile - a cui Israele doveva COMUNQUE reagire per arginare eventuali effetti dannosi - c’è dell’altro, c'è la difficoltà che si incontra nel fare i conti con la storia, con una storia che non sia solo quella degli ebrei e di Israele. Un mio amico di bacheca su FB ha commentato recentemente un mio post su quanto sta succedendo a Gaza scrivendo: «Purtroppo è ciò che accade quando un popolo non si ribella a una autorità mafiosa e criminale che ammazza gay del proprio popolo e taglia teste ai bambini del nemico». Ora, io non so se Hamas ammazzi i gay, mettiamo che quest’affermazione
sia fondata, ma vorrei attirare l’attenzione su un altro aspetto, cioè
sull’equiparazione a una MAFIA, perché questo mi sembra il punto cruciale di
ogni discorso utile da farsi. Un’organizzazione terroristica come l’ISIS opera al di sopra degli stati, perché animata da un’ideologia religiosa di natura fanatica, non tiene in alcun conto le popolazioni. Non agisce PER una popolazione e ANCHE per un’ideologia, ma per il proprio fanatismo soltanto. Hamas e la sua sponda terroristica oltre che politica INVECE hanno una base nel territorio, quanto ampia credo sia difficile saperlo, perché quanto meno fin qui (ovvero prima della strage in terra d’Israele) si è (o si era) occupata di GESTIRE i BISOGNI più elementari di una popolazione, radicandosi in essa. Esattamente COME FANNO le MAFIE, che occupano i vuoti di gestione sociale lasciati colpevolmente da uno Stato (questo o quello poco importa, la modalità di abbandono è la stessa), in cambio di un inevitabile appoggio, avuto alcune volte facilmente, talaltre estorto obtorto collo. Le Mafie prosperano sui bisogni ignorati e in Palestina di bisogni ignorati ce ne sono stati - e ce ne sono di più proprio oggi - a iosa. In altri termini, se vogliamo che Hamas perda credito e se vogliamo che dopo l’eventuale decimazione (scomparsa?) di Hamas non nasca o si sviluppi un’altra organizzazione politica che abbia anche veste o frange terroristiche (Hamas non è l’unica esistente), dobbiamo risolvere il problema di base, cioè quei decenni di dominazione diretta e indiretta (avere in mano le chiavi del sistema di vita, dalle forniture d’acqua e di corrente elettrica ai certificati anagrafici, non rende credibile l’estraneità dichiarata) a cui la popolazione palestinese è stata sottoposta e di cui ha parlato Guterres, piaccia o no doverlo riconoscere. |
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26 Ottobre 2023 Attribuzione immagine: link
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domenica 22 ottobre 2023
GLI INCONTROLLABILI EFFETTI DELLE GUERRE
Il Patriarcato e l’invenzione
inefficace dell’ONU
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Ieri su FB una strenua elargitrice di massime astratte, grazie alle quali dovremmo poter risolvere seduta stante i problemi concreti del mondo, ha sentenziato: «Io non condivido il principio del diritto internazionale detto del "diritto alla reazione" cioè penso che la guerra dovrebbe essere considerata un tabù», ovviamente senza indicare la via che può portare dallo stato di belligeranza quasi totale che affligge il mondo alla serafica condizione auspicata. Ha poi rincarato la dose di stratosferico distacco dalla realtà contingente, dichiarando che non può esserci nessuna soluzione «all'interno del cavernicolo "diritto alla reazione"». C’è da chiarire in primo luogo cosa si intenda per “diritto alla reazione”. Se si vuol descrivere un atto di vendetta, si potrebbe ben essere d’accordo. Il tranello logico però sta nel fatto che si vuol equiparare il termine ampio di “reazione” a quello circoscritto di ”difesa”. Detto ciò, potremmo anche accettare l’idea che – nell’attesa che il suddetto tabù venga instaurato e possa essere dunque operativo – il diritto alla “difesa” possa venir sospeso, perfino annullato, in presenza però di qualcosa che abbia il potere di bloccare l’offesa. In altri termini se A attacca B, potremmo considerare ragionevole che B non risponda difendendosi, nel caso in cui esistesse un qualche C in grado di fermare A facendolo tornare sulle posizioni precedenti l’attacco. Alla fine della seconda guerra mondiale si pensò di battezzare questo ipotetico C col nome di ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite), forse in omaggio alla ben nota massima secondo cui l’Unione fa la forza. Non si erano però fatti i conti con l’atavica spinta alla Disunione, grazie alla quale tutti i richiami dell’ONU, distribuiti a destra e a manca nel tempo al profilarsi o al deflagrare dei vari conflitti, sono stati sistematicamente ignorati da questo o quello Stato, che pure sedeva a vario titolo nel Tempio della Pace tra le Nazioni. Ora, finché il tabù di cui sopra non sarà divenuto operativo su tutto il pianeta e non si sarà nemmeno inventato qualcosa di meglio di un’ONU priva di qualsiasi potere concreto, il DIRITTO non a una generica “reazione” ma alla DIFESA, quale semplice blocco dell’attacco accompagnato dalla restituzione del maltolto, personalmente continuerò a considerarlo legittimo. Ciò non toglie che sia oggettivamente difficile spezzare il circolo vizioso che si instaura quando all’offesa di D segue la difesa esorbitante di E, che porterà a una difesa di D a sua volta non priva di eccesso per la parte di eccesso di difesa compiuto prima da E. Da qui il codice di condotta da osservare in caso di guerra, che però nessuno o quasi nessuno rispetta, ignorando i richiami dell’ONU al riguardo. Il rischio dunque è quello di non uscire MAI dal bellicismo sbocciato insieme al patriarcato, che avvelena permanentemente i sentieri del mondo, rendendoli dirupi che ci conducono irrimediabilmente all’abisso. Non è però condannando l’attaccato a non difendersi dall’attaccante di turno, lasciandolo con ciò DI FATTO alla mercé della delinquenza dell’altro, che si attuerà una soluzione etica. Di sradicare da ogni vivaio il patriarcato, passo primario per instaurare il tabù della guerra, quasi esclusivamente le donne – e in realtà neanche tutte – si occupano. Delle costanti atrocità delle guerre si è consapevoli quando una devastazione è già in corso; prima che il perverso meccanismo si innesti, molte e troppi dormono sonni tranquilli, inconsapevoli del vicino risveglio. |
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22 Ottobre 2023
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mercoledì 18 ottobre 2023
MEDIO ORIENTE IN FIAMME
IL RIMPALLO DELLE
RESPONSABILITÀ SULLA STRAGE ALL'OSPEDALE DI GAZA |
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Chiunque sia stato, i morti, se potessero, vi maledirebbero tutti
La regola aurea in ogni conflitto. Un gatto più o meno famelico ha visto un topo, intento a lisciarsi i baffi seduto su una tanica di benzina. Per catturarlo vi è saltato sopra urtando le altre taniche, alcune delle quali mal richiuse, e ne ha rovesciato il contenuto. Un alieno arrivato da Marte, non sapendo cos’altro fare su questa inospitalissima Terra, si stava accendendo un sigaro con un fiammifero trovato in loco perché aveva dimenticato l’accendino a casa sua. Il topo gli è passato tra i piedi, avendoli scambiati per due palme nane tra cui nascondersi, provocando con ciò un salto verso l’alto dell’alieno. Il fiammifero è caduto per terra ancora acceso e ha dato fuoco alla benzina. Agli alti lai dell’alieno, del gatto e del topo, ciascuno dei quali si era bruciacchiato qualcosa, i ricoverati e gli utenti vari dell’ospedale sono usciti all’aperto e a causa dell’incendio sono morti tutti.
Il gatto, il topo e l’alieno, con code e parti varie fumiganti, hanno
cominciato a litigare per stabilire di chi fosse la colpa, il gatto
graffiando, il topo mordendo e l’alieno esalando lacrimogeni dalla bocca, ai
quali da bravo alieno personalmente è immune. Pare che si stiano accordando
su una versione definitiva dell'accaduto che è la seguente: la colpa sarebbe
dei ricoverati e degli utenti vari (personale compreso) dell'ospedale, che,
invece di starsene ordinatamente dentro o accanto ai loro comodissimi letti tra un'abbondanza
di acqua, cibo, medicine, illuminazione elettrica e apparecchiature salvavita,
si sono precipitati tutti fuori, persino quelli ingessati e
con le stampelle, per
godere estasiati
dell'illuminazione strepitosa dovuta all'incendio,
finendo morti stecchiti non si sa bene come dopo un “BUM!“. Nota - L’umorismo nero non nasce da una voglia di divertimento. Al contrario, è una reazione soggettiva all’orrore e all’impotenza, che soverchiano ogni possibilità di sopportazione. |
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16 Ottobre 2023
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venerdì 15 settembre 2023
A #Tagadà del 12 settembre 2023 Vittorio Sgarbi va in scena con Panella
BREVE STORIA DEL PIFFERO DI MONTAGNA |
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Di Iole Natoli |
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Tagadà, punto 32,54 del video di Martedì 12 settembre 2023. C’era già stata una scaramuccia con Tiziana Panella in merito alle parole di Giambruno, ma al critico d’arte e anche onorevole, nonché sindaco di Arpino, quella prima provocazione non è bastata. «Il mondo a rovescio», sostiene Sgarbi riferendosi al libro “Il mondo al contrario” del generale Vannacci, che con orgoglio manifesto ha difeso, corrisponderebbe per lui al sentire della maggioranza degli italiani, cosa che legittimerebbe lo scritto. Il volto di Panella ora è di ghiaccio. La giornalista senza muovere un muscolo risponde: E, ringraziandolo, molto elegantemente lo saluta. |
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15 Settembre 2023 |
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domenica 24 aprile 2022
È coerente con la Costituzione italiana inviare armi difensive all’Ucraina?
L’articolo 11 della Carta costituzionale italiana e l’art. 51 della Carta delle Nazioni Unite |
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di Iole Natoli
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Leggo continuamente citazioni dell’art. 11 della Costituzione a presunto supporto di interpretazioni parziali e restrittive dello stesso, in relazione alla fornitura di armi da parte dell’Italia all’Ucraina, aggredita dalla Russia. Ritengo che, prima di passare alla
questione per la quale tale articolo viene ossessivamente citato, possa
servire riflettere su un commento che l’ex Presidente della Corte
costituzionale, Giancarlo Coraggio, ha espresso in merito ad alcuni articoli della Costituzione, intervistato da Giovanni Floris su un argomento
diverso da quello che stiamo trattando. |
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Il criterio della complessità, ovvero della necessità di valutare gli articoli non isolatamente ma nel loro rapporto con gli altri, specie se attinenti, rappresenta in effetti la regola. Non si può comprendere appieno un articolo se non nel suo rapporto con l’insieme. Così adotto questo ineliminabile criterio per valutare la questione che qui ci interessa - la liceità o meno dell’invio di armi all’Ucraina in rapporto alla nostra Costituzione - e rilevo che per decidere occorre fare riferimento ad alcuni articoli di essa e a uno della Carta dell’ONU, che ci riguarda inevitabilmente a seguito della ratifica del 1957. Vediamo dunque quali sono gli articoli della nostra Carta Costituzionale da porre in rapporto con l’art. 11. Art. 5. Art. 11. Art. 52. Art. 78. Art. 87. Art. 117, comma 2. Concentriamoci adesso sull’art. 11, che contiene indicazioni specifiche. Art. 11 - L'Italia ripudia
la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali; consente ecc. - con l’art. 52, la necessità della difesa della Patria e del servizio militare; - con l’art. 78, che le Camere possano deliberare lo stato di guerra; - con l’art. 87, che il Presidente della Repubblica debba (dopo la delibera delle Camere) dichiarare lo stato di guerra, assumendo il comando delle forze armate; - con l’art. 117 comma 2, che Lo Stato ha legislazione esclusiva in tema di difesa e Forze armate, sicurezza dello Stato, armi, munizioni ed esplosivi. Risultano esclusi dal secondo comma dell’art. 117 caramelle e cioccolatini, di pertinenza delle attività private dei cittadini di qualsiasi regione italiana. Sostanzialmente, l’art. 11 nella prima parte della sua formulazione esclude che si faccia offesa agli altri popoli ma non tratta la questione della difesa del proprio territorio, cosa che invece è oggetto degli artt. 52, 78, 87 e 117, in rapporto a quanto affermato preliminarmente con l’art. 5: La Repubblica è una e indivisibile. La difesa del territorio e dell’unità nazionale è dunque uno dei capisaldi della nostra Costituzione, che contempla il ricorso alle armi se l’unità nazionale viene posta sotto attacco. In altri termini, la difesa del territorio di uno Stato è considerata un valore assoluto (valore che riguarda il nostro territorio, ma che costituisce anche una lente attraverso cui osservare i conflitti e le guerre nel mondo). Soffermiamoci ora sulla seconda parte della frase dell’art. 11: «L'Italia ripudia la guerra (…) e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Cosa si intende per controversie internazionali? Sicuramente, una “controversia” non
riguarda la possibilità di aggredire un altro Stato (cosa esclusa
dall’intero corpo della Costituzione)
né può riguardare il diritto della difesa, che infatti è trattato come
elemento a parte e specifico. Possiamo
anche affermare che non riguarda in nessun caso una condizione di guerra già
attiva, ma serie divergenze di opinioni in merito a questioni di vario
genere (territoriali, economiche o altro) che rivestono particolare
importanza per le parti che in essa si contrappongono. Art. 10 Art. 80
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