SeaWatch3. E se girassimo la palla all’Olanda?
di
Iole Natoli
Se DA POLITICA fossi interessata a risolvere
il problema dei migranti, in primo luogo non avrei mai disertato i tavoli
europei dove si dibatteva sul tema. Se anche avessi nutrito la più
totale sfiducia sull’esito della mia partecipazione, sarei stata presente lo
stesso, per esprimere la mia posizione, sostenerla, farla mettere a verbale e
DOPO tutto questo lavoro fare la voce grossa SE necessario.
Viviamo immersi in una serie di informazioni
distorte.
Da una parte si martella ad arte sugli arrivi, si millantano rimpatri che poi
non hanno luogo, si operano restrizioni sui permessi di soggiorno non
ottenendo così il rientro degli immigrati ma solo il loro pericoloso
passaggio a uno stato di clandestinità.
Dall’altra si ripete che “sono solo” 40/20/80/30/110/60 o giù di lì e dunque
sono pochi anzi pochissimi, dimenticando l’operazione matematica della somma
e ascrivendo tutto al già avvenuto senza valutare i probabili arrivi futuri,
di cui non possiamo prevedere la portata numerica.
Dall’una e dall’altra parte si parla, si straparla e non si fa nulla sul
fronte dell’integrazione, che è poi il punto nevralgico dell’intero problema.
Errori italiani a parte, c’è una rimanente
Europa interamente sorda o quasi. Ma andiamo all’oggi e alla situazione attuale
della Sea Watch.
Si afferma che la Capitana avrebbe potuto scegliere altri porti più vicini invece
di puntare su Lampedusa. Mettiamo che sia vero; si sostiene però che sia vero anche il fatto che avesse già interpellato altri Stati senza ottenere nulla, in una situazione che non poteva rimanere irrisolta all'infinito. Ora, al di là delle urgenze e delle responsabilità personali di qualsiasi comandante nei confronti delle persone trasportate, su cui ciascuno dice la sua ma che sarà la magistratura ad accertare, ritengo che a quel punto Carola Rackete volesse anche creare un
caso internazionale con la disobbedienza palese e poiché fra tutti chi più tuona è
Salvini, è con lui che andava agito lo scontro per fare scoppiare il bubbone.
Non trovo molte altre spiegazioni che siano abbastanza coerenti con l’agire di questa Capitana. Per me non si tratta di una
“sbruffoncella”, come ha cercato di liquidarla il Ministro dell’Interno
italiano, ma di una persona che ha deciso di giocarsi l’unica carta che ha
per provocare una qualche reazione.
E
adesso che si fa? Non si possono tenere queste persone, già provate ancor
prima dell’imbarco, a cuocere sotto il sole estivo in attesa di sviluppi
imprevedibili. Occorre una soluzione adatta a questo caso.
Se fossi una POLITICA con potere decisionale
al riguardo valuterei l’ipotesi seguente, che consta di una sequenza in
quattro tempi. Secondo me si potrebbe:
1 - sequestrare la nave;
2 – trasbordare i migranti su una bella nave italiana attrezzata per lunghe
traversate;
3 - agganciarvi la Sea Watch (già ripulita e provvista di carburante, acqua e
viveri sufficienti), portandosela dietro sino al limite delle acque
dell'Olanda;
4 - lì rimettere i migranti, già curati e rifocillati - dunque ASSISTITI,
come ha specificato Strasburgo - in detta nave, affinché si diriga verso le
acque territoriali di sua spettanza.
E' una mia fantasia che non regge o ci sarebbe
qualche possibilità?
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