mercoledì 30 maggio 2018

PERCHÉ MATTARELLA NON HA “SBAGLIATO” COME DA ALCUNE PARTI SI SOSTIENE


Il coraggio e la fedeltà di un Presidente
di Iole Natoli

Colpiscono nei commenti che proliferano in questi giorni la frequente indisponibilità a collocare gli eventi nel loro contesto specifico nonché la tendenza ad attribuire ai termini del dettato costituzionale un significato diverso da quello che un’attenta lettura rende chiaro.

Cominciamo con l’esaminare le anomalie della “maggioranza” parlamentare che si presenta a Mattarella per esprimere un governo.
1a anomalia - Non è una maggioranza elettorale in senso oggettivo. Ad essere eletta col maggior numero di voti è stata una coalizione di centro-destra, che include in sé la Lega di Salvini, la quale da sola è ben dietro per numero di voti non solo ai 5st ma anche al PD.
Si è dunque presentata al Capo dello Stato una coalizione post voto che in quanto tale non era stata votata da nessuno, ma che proclamava di aver raggiunto un programma comune, che tuttavia nel suo complesso non era stato votato dagli elettori (contenendo infatti solo alcune istanze e non tutte di ciascuna delle due parti convenute).
2a anomalia - Tanto questo particolare era rilevante che i due leader di essa hanno avvertito la necessità di far “votare” il proprio elettorato on line o nelle piazze, ovvero al di fuori di tutte quelle regole di universalità dell’elettorato che caratterizzano le votazioni previste dalla Costituzione. Anomalia che pertanto toglie qualsiasi valore giuridico a queste “votazioni post voto” su una ”coalizione post elezioni” e conseguentemente toglie qualsiasi valore effettuale a quel “contratto” cui corrisponderebbe un programma.
3a anomalia – Nel difficile bilanciamento delle forze, i due leader fanno ciascuno un passo indietro sul premier. Né io né tu, ma un altro. Affinché sia abbastanza altro, convergono sul nome di un prof che non era nemmeno stato eletto, il giurista Giuseppe Conte. Il suo curriculum gli conferisce la veste di “tecnico”? Bah! Un politico comunque non è, appunto perché non eletto e forse mai nemmeno candidatosi, ma… guiderà la coalizione novella di estrazione politica - e qui vorrei richiamare Travaglio a una maggiore coerenza nel suo equiparare la nomina di Conte a quella di Cottarelli, legittima quest’ultima nell’ambito di un governo NON politico, anomala la prima per le ragioni già dette.
Già queste tre anomalie sono tali da suscitare in un Capo di Stato serie perplessità – di cui peraltro Mattarella ha parlato – ma a quanto esposto si aggiunge dell’altro.
Salta fuori la circostanza che Ministro dell’Economia debba essere necessariamente e altrettanto inspiegabilmente Paolo Savona, un professore le cui idee espresse in passato - e, forse, anche talune ombre collegate a reati caduti in prescrizione - pare che non appaiano al Presidente consone a un impegno sereno e fattivo nell’ambito degli impegni costituzionalmente definiti e che oltretutto costituisce il secondo elemento di un Governo non direttamente e immediatamente risultante da legittime elezioni.
Ora, tralasciando le idee specifiche del prof che non mi sento qui di valutare, ritenendo che peraltro non serva essendoci già troppi fattori che pesano - per meglio dire, pesavano - sull’affidabilità di un siffatto governo, trovo inevitabile chiedersi perché tanta insistenza su Savona e PERCHE’ mai un Governo politico debba avere DUE nominati non eletti, entrambi ricoprenti ruoli chiave. Continuando a tralasciare ogni valutazione sulle idee di strategia economica del professore, non posso non rilevare come è del secondo nominativo non eletto che il Presidente poteva chiedere a quel punto la sostituzione, sicuramente non del primo, visto che è il Presidente del Consiglio incaricato che propone i Ministri e non un Ministro che propone il Presidente del Consiglio.
E andiamo adesso alla parola “proporre” contenuta nell’art. 92 della Costituzione, che ha suscitato distinguo negativi anche da parte di alcuni giuristi qualificati, a cui fanno però da contrappeso pareri opposti e dunque positivi di giuristi sicuramente di non minore statura. Delle urla inneggianti all’impeachment non mi occuperò nemmeno, data la loro totale infondatezza.
Cosa dice l’art. 92?
Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.
Nomina, ovvero conferisce l’incarico. Conferisce un incarico affacciandosi da una finestra del Quirinale e scegliendo a caso tra coloro che passano in strada? No. Nomina sulla base delle indicazioni espresse dalla maggioranza legalmente costituitasi come tale (e qui il mio pensiero torna per un secondo alle considerazioni fatte prima). Nomina dunque il Presidente del Consiglio e su proposta di questo i ministri.
Cosa significa la parola “proporre”? Indicare in maniera irrevocabile? Sicuramente no, perché questo è il significato di un termine più specifico e cioè della parola “designare”. Designare ha anche il significato di “fissare, stabilire, determinare”, che invece proporre non ha.
Se nell’art. 92 ci fosse scritto “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su designazione di questo, i ministri” avrebbero almeno apparentemente ragione Valerio Onida e altri nei rilievi che hanno ritenuto di fare sull’operato del Presidente, ma… non c’è scritto così.
Proporre vuol dire un’altra cosa: vuol dire che chi ha il compito di nominare dovrà valutare la rispondenza del nominativo proposto non al proprio credo politico ma all’incarico che quella persona andrà a ricoprire e ciò sia all’interno della compagine governativa specifica sia nell’ambito di quelle norme costituzionali che TUTTI i cittadini sono tenuti a rispettare. Tutti, compresi e il Capo dello Stato e il Presidente del Consiglio ancora neanche in carica, nonché tutti i parlamentari tra cui quelli della tardiva coalizione di maggioranza che vorrebbero esprimere un Governo (il quale diventa espresso solo quando gli viene accordata la fiducia in Parlamento e non prima).
La contrarietà del Quirinale sulla nomina di un secondo membro non eletto per una carica delicata come quella dell’Economia era già nota ai due leader. La richiesta di rispetto dell’autonomia del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio anche. Mentre però alla vigilia della seconda salita al Colle di Conte il leader dei Pentastellati dichiarava a gran voce di rimettersi per i nomi alla decisione di Mattarella, Salvini all’opposto avvertiva che era stata consegnata a Conte la lista dei Ministri e che nella lista figurava Savona all’Economia, il secondo non eletto di una compagine fragilissima che, nata da un accostamento forzato, ha minacciato di sfaldarsi più volte e le cui caratteristiche di discordanza sottesa appaiono evidenti anche adesso, quando Di Maio vuole bissare la proposta e Salvini gli risponde di no.
Non c’è bisogno nemmeno di evocare lo spauracchio di piani alfabetici più o meno infondati (gustosa la replica dell’antidiplomatico alla teoria del piano B apparsa su La Repubblica) per comprendere come i mercati e la UE (quest’ultima con qualche sortita decisamentre inopportuna) siano entrati sempre più in fibrillazione in presenza di un atteggiamento di sfida evidente alle istituzioni, di probabile instabilità governativa, di interrogativi ansiogeni sulle effettive disponibilità a un dialogo, di una possibile caduta del rispetto per i Trattati di cui alle norme costituzionali dell’Italia, cioè di un Paese che è membro fondatore della UE e che presenta peraltro un forte indebitamento irrisolto.
Quali sono gli articoli della Costituzione cui ha tenuto fede il Presidente Mattarella nel non conferire a Conte la nomina a Presidente del Consiglio per arginare la caduta agli Inferi già in moto?
Tanto per cominciare proprio l’art. 92, che contiene il termine “propone” e non “designa”. Poi, esplicitamente, l’art. 47. Già, perché la Costituzione è un corpo multiforme ma unico e non va sezionata stralciando a piacere questo o quell’elemento per isolarlo dall’intero contesto e snaturarne per convenienza il significato. Gli altri articoli -  81, 97, 117 e 119 - li ritroviamo negli interventi di Sciltian Gastaldi, Giovanni Maria Flick, Vladimiro Zagrebelsky, che hanno spiegato puntualmente il senso e la lettera delle decisioni adottate da Mattarella nell’interesse del popolo italiano, la cui sovranità è legittimata dalla Costituzione che con l’art. 1 ne prescrive al contempo gli invalicabili limiti di esercizio.
30.05.2018

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