Il coraggio e la fedeltà di un Presidente
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di Iole Natoli
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Colpiscono nei commenti che proliferano in questi
giorni la frequente indisponibilità a collocare gli eventi nel loro contesto specifico
nonché la tendenza ad attribuire ai termini del dettato costituzionale un
significato diverso da quello che un’attenta lettura rende chiaro.
Cominciamo con l’esaminare le anomalie della “maggioranza” parlamentare che si presenta a Mattarella per esprimere un governo.
1a
anomalia
- Non è una maggioranza elettorale in senso oggettivo. Ad essere eletta col
maggior numero di voti è stata una coalizione di centro-destra, che include
in sé la Lega di Salvini, la quale da sola è ben dietro per numero di voti
non solo ai 5st ma anche al PD.
Si è dunque presentata al Capo dello Stato una coalizione post voto che in quanto tale non era stata votata da nessuno, ma che proclamava di aver raggiunto un programma comune, che tuttavia nel suo complesso non era stato votato dagli elettori (contenendo infatti solo alcune istanze e non tutte di ciascuna delle due parti convenute).
2a
anomalia
- Tanto questo particolare era rilevante che i due leader di essa hanno avvertito
la necessità di far “votare” il proprio elettorato on line o nelle piazze,
ovvero al di fuori di tutte quelle regole di universalità dell’elettorato che
caratterizzano le votazioni previste dalla Costituzione. Anomalia che
pertanto toglie qualsiasi valore giuridico a queste “votazioni post voto” su
una ”coalizione post elezioni” e conseguentemente toglie qualsiasi valore effettuale
a quel “contratto” cui corrisponderebbe un programma.
3a
anomalia
– Nel difficile bilanciamento delle forze, i due leader fanno ciascuno un
passo indietro sul premier. Né io né tu, ma un altro. Affinché sia abbastanza
altro, convergono sul nome di un prof che non era nemmeno stato eletto, il
giurista Giuseppe Conte. Il suo curriculum gli conferisce la veste di “tecnico”?
Bah! Un politico comunque non è,
appunto perché non eletto e forse mai nemmeno candidatosi, ma… guiderà la
coalizione novella di estrazione politica - e qui vorrei richiamare Travaglio
a una maggiore coerenza nel suo equiparare la nomina di Conte a quella di
Cottarelli, legittima quest’ultima nell’ambito di un governo NON politico,
anomala la prima per le ragioni già dette.
Già queste tre anomalie sono tali da suscitare in un
Capo di Stato serie perplessità – di
cui peraltro Mattarella ha parlato – ma a quanto esposto si aggiunge
dell’altro.
Salta fuori la circostanza che Ministro dell’Economia debba essere necessariamente e altrettanto inspiegabilmente Paolo Savona, un professore le cui idee espresse in passato - e, forse, anche talune ombre collegate a reati caduti in prescrizione - pare che non appaiano al Presidente consone a un impegno sereno e fattivo nell’ambito degli impegni costituzionalmente definiti e che oltretutto costituisce il secondo elemento di un Governo non direttamente e immediatamente risultante da legittime elezioni.
Ora, tralasciando le idee specifiche del prof che
non mi sento qui di valutare, ritenendo che peraltro non serva essendoci già
troppi fattori che pesano - per meglio
dire, pesavano - sull’affidabilità di un siffatto governo, trovo inevitabile
chiedersi perché tanta insistenza su Savona e PERCHE’ mai un Governo
politico debba avere DUE nominati non eletti, entrambi ricoprenti ruoli chiave. Continuando a tralasciare ogni valutazione sulle idee di strategia economica
del professore, non posso non rilevare come è del secondo nominativo
non eletto che il Presidente poteva chiedere a quel punto la sostituzione, sicuramente non del primo, visto che è il Presidente del Consiglio incaricato
che propone i Ministri e non un Ministro che propone il Presidente del
Consiglio.
E
andiamo adesso alla parola “proporre” contenuta nell’art. 92 della
Costituzione, che ha suscitato distinguo negativi anche da parte
di alcuni giuristi qualificati, a cui fanno però da contrappeso pareri
opposti e dunque positivi di giuristi sicuramente di non minore statura.
Delle urla inneggianti all’impeachment
non mi occuperò nemmeno, data la loro totale infondatezza.
Cosa
dice l’art. 92?
Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri. Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri.
Nomina, ovvero conferisce l’incarico. Conferisce un
incarico affacciandosi da una finestra del Quirinale e scegliendo a caso tra
coloro che passano in strada? No. Nomina sulla base delle indicazioni
espresse dalla maggioranza legalmente costituitasi come tale (e qui il mio pensiero torna per un
secondo alle considerazioni fatte prima). Nomina dunque il Presidente del
Consiglio e su proposta di questo i
ministri.
Cosa significa la parola “proporre”? Indicare in
maniera irrevocabile? Sicuramente no, perché questo è il significato di un
termine più specifico e cioè della parola “designare”. Designare ha anche il
significato di “fissare, stabilire, determinare”, che invece proporre non ha.
Se nell’art. 92 ci fosse scritto “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su designazione di questo, i ministri” avrebbero almeno apparentemente ragione Valerio Onida e altri nei rilievi che hanno ritenuto di fare sull’operato del Presidente, ma… non c’è scritto così. Proporre vuol dire un’altra cosa: vuol dire che chi ha il compito di nominare dovrà valutare la rispondenza del nominativo proposto non al proprio credo politico ma all’incarico che quella persona andrà a ricoprire e ciò sia all’interno della compagine governativa specifica sia nell’ambito di quelle norme costituzionali che TUTTI i cittadini sono tenuti a rispettare. Tutti, compresi e il Capo dello Stato e il Presidente del Consiglio ancora neanche in carica, nonché tutti i parlamentari tra cui quelli della tardiva coalizione di maggioranza che vorrebbero esprimere un Governo (il quale diventa espresso solo quando gli viene accordata la fiducia in Parlamento e non prima).
La contrarietà del Quirinale sulla nomina di un
secondo membro non eletto per una carica delicata come quella dell’Economia
era già nota ai due leader. La richiesta di rispetto dell’autonomia del
Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio anche. Mentre però
alla vigilia della seconda salita al Colle di Conte il leader dei
Pentastellati dichiarava a gran voce di rimettersi per i nomi alla decisione
di Mattarella, Salvini all’opposto avvertiva che era stata consegnata
a Conte la lista dei Ministri e che nella lista figurava Savona
all’Economia, il secondo non eletto di
una compagine fragilissima che, nata da un accostamento forzato, ha
minacciato di sfaldarsi più volte e le cui caratteristiche di discordanza
sottesa appaiono evidenti anche adesso, quando Di Maio vuole bissare la
proposta e Salvini gli risponde di no.
Non c’è bisogno nemmeno di evocare lo spauracchio di
piani alfabetici più o meno infondati (gustosa
la replica dell’antidiplomatico alla teoria del piano B apparsa su La
Repubblica) per comprendere come i mercati e la UE (quest’ultima con
qualche sortita decisamentre inopportuna) siano entrati sempre più in fibrillazione in
presenza di un atteggiamento di sfida evidente alle istituzioni, di probabile
instabilità governativa, di interrogativi ansiogeni sulle effettive
disponibilità a un dialogo, di una possibile caduta del rispetto per i Trattati di cui alle norme costituzionali dell’Italia, cioè di un Paese che è
membro fondatore della UE e che presenta peraltro un forte indebitamento
irrisolto.
Quali sono gli articoli della Costituzione cui ha
tenuto fede il Presidente Mattarella nel non conferire a Conte la nomina a
Presidente del Consiglio per arginare la caduta agli Inferi già in moto?
Tanto per cominciare proprio l’art. 92, che contiene il termine “propone” e non “designa”. Poi, esplicitamente, l’art. 47. Già, perché la Costituzione è un corpo multiforme ma unico e non va sezionata stralciando a piacere questo o quell’elemento per isolarlo dall’intero contesto e snaturarne per convenienza il significato. Gli altri articoli - 81, 97, 117 e 119 - li ritroviamo negli interventi di Sciltian Gastaldi, Giovanni Maria Flick, Vladimiro Zagrebelsky, che hanno spiegato puntualmente il senso e la lettera delle decisioni adottate da Mattarella nell’interesse del popolo italiano, la cui sovranità è legittimata dalla Costituzione che con l’art. 1 ne prescrive al contempo gli invalicabili limiti di esercizio. |
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30.05.2018
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Libere riflessioni asistematiche su questioni e accadimenti politici
mercoledì 30 maggio 2018
PERCHÉ MATTARELLA NON HA “SBAGLIATO” COME DA ALCUNE PARTI SI SOSTIENE
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