mercoledì 12 febbraio 2014

TIRO AL BERSAGLIO SU NAPOLITANO / Un malcostume che non serve al Paese


GIOCO AL MASSACRO E MAQUILLAGE DI FORTUNA
di Iole Natoli

L’impeachment chiesto e poi il libro di Friedman sembrano avere uno scopo comune: individuare un qualche “nemico” da abbattere per coalizzare le masse nel “rumore”, che più è eclatante e più centra l’obiettivo.

Ai capi del Movimento 5Stelle e a coloro che in stato di obbedienza li seguono, l’accusa serve ad accrescere le proprie credenziali, che del malcontento popolare si nutrono e del gioco alla destabilizzazione costante hanno fatto la loro bandiera. Quanto a Friedman, rischia proprio di tramutarsi in sospetto la battuta pronunciata ironicamente da Monti: "Tutta questa vicenda mi fa pensare a cosa non si faccia per vendere un libro". “Per mettere su Renzi” - ipotizza invece Maroni - “bisogna far cadere Letta attaccando Napolitano, queste sono le logiche romane”.



Sarà così o sarà in altro modo, la cosa che più mi colpisce è però un’altra: è il ten-tativo di riformat-tare la storia, mediante  un nuovo maquillage ben mirato,
ridipingendo in tenui tinte pastello un periodo nefasto assai recente, che di roseo aveva invece ben poco.

Qualcuno in Europa non vedeva di buon occhio Berlusconi? Sfido chiunque a dire che avesse torto. Abbiamo dimenticato, a quanto pare, il profondo discredito morale di cui quel Premier era riuscito a ricoprire se stesso e per suo tramite l’intero nostro Paese. Abbiamo dimenticato stranamente la sessuofilia dilagante di quel Capo, le battute sessiste e maniacali pronunciate in pubbliche occasioni, gli apprezzamenti/deprezzamenti sessuali all’indirizzo di un Capo di Governo straniero (Angela Merkel), gli atteggiamenti da cabaret di terz’ordine di cui ha esibito un campionario a Tokayo, le qualifica di “kapò” data a Schulz, le battute sull’abbronzatura di Obama e altre piacevolezze da avanspettacolo d’infima caratura culturale, oltre ai carichi giudiziari pendenti che facevano di quel Premier dannoso e incapace di dimettersi da sé - come qualsiasi Primo ministro di un regime non dittatoriale avrebbe avuto l’eleganza di fare - la mina principale di un sistema che, malgrado tutte le pecche individuabili, necessitava di una credibilità sostanziale.

Credo assai poco a “trame” di Napolitano. Non escludo che qualcuno possa realmente aver manovrato lo spread per interessi politici e/o economici, ma trovo quasi irrilevante la cosa rispetto a un’altra considerazione concreta. Quella “legittimità” di cui si ciancia e con cui si tenta di dare uno spesso strato di cerone all’ex Premier non c’era. Un Premier afferrato al suo cavallo e ad un Partito che non lo disarciona, benché in contrasto con l’etica del ruolo, se resta in piedi lo fa in maniera illegittima. E lo fa ricorrendo al Lodo Alfano, poi decaduto perché contrario alla Costituzione (quello sì che lo era davvero), o attaccando il sistema giudiziario per indossare la divisa di vittima.

Invece di dare spago alle manovre che pretendono d’imbiancare il volto di un despota cercando altrove un marchio di eversione, io proporrei di ricondurre questo al mittente, d’indirizzare la stessa accusa a coloro che cercano un lasciapassare rinnovato per riproporsi con un abito di gala a un Paese, che non ha certo bisogno di altre danze.

Vedi anche La guerra al sintomo (->∆
 e Quei baci al G8 di Toyako (->∆)

Milano, 12 Febbraio 2014                                                        
© Iole Natoli


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